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Discorso di Pio XII ai novelli sposi (29/01/1941)

In occasione dell’ festa della sacra Famiglia pubblichiamo un estratto del discorso “in questo giorno” di papa Pio XII del 29/01/1941. esso può essere utile a tutti coloro che vivono nel sacramento del matrimonio

 

L’AMORE SOPRANNATURALE

Discorso In questo giorno, agli sposi novelli e ad altri fedeli – 29 gennaio 1941.

[San Francesco di Sales. L’« Introduzione alla vita devota » raccomandato da Pio XI]

Noi dunque vi esortiamo, o cari sposi, a leggere e rileggere quelle pagine altrettanto deliziose che solide: dovrebbero essere una delle vostre letture favorite, come furono per quel colonnello, eccellente padre di famiglia, il quale, inviato in Oriente durante la guerra mondiale, portava quel piccolo volume nella sua valigetta da ufficiale, come un compagno confortatore nei duri lavori e nei pericoli che lo attendevano.

Ma degli ammaestramenti di così gran Vescovo ora Ci restrigeremo a ricordare a voi i consigli speciali per i coniugati e specialmente il primo, che è il principale di tutti: « Io esorto, dice il Santo, sopra ogni cosa gli sposi al mutuo amore che lo Spirito Santo loro raccomanda tanto nella Sacra Scrittura ». Ma qual è questo amore che vi inculca il pio maestro del vivere cristiano? È forse l’amore semplicemente naturale, istintivo, come quello –

egli scrive – delle coppie di tortore, ovvero l’amore meramente umano, quale hanno conosciuto e praticato anche i pagani? No; non è questo l’amore che raccomanda agli sposi lo Spirito Santo; bensì quello che, senza rinnegare l’amore che fa la retta natura, più alto si eleva per essere « tutto santo, tutto sacro, tutto divino », nella sua origine, nel suo fine, nei suoi vantaggi, nella sua forma e nella sua materia; simile all’amore che unisce Cristo alla sua Chiesa

Il solo amore che possa sopravvivere

Un’affezione mutua, nata dalla sola inclinazione che vi porta l’uno verso l’altra, o anche dalla mera compiacenza per i doni umani che scoprite con tanto appagamento l’uno nell’altra; una tale affezione, per quanto bella e profonda si riveli e riecheggi nella intimità dei fidi colloqui di sposi novelli, non è mai che basti; né varrebbe a pienamente comporre quell’unione delle vostre anime, quale l’ha intesa e bramata l’amorosa Provvidenza di Dio nel condurvi l’uno verso l’altra. Soltanto la carità soprannaturale, vincolo di amicizia fra Dio e l’uomo, può stringere nodi incrollabili a tutte le scosse, a tutte le vicissitudini, a tutte le prove inevitabili durante una lunga vita a due; soltanto la grazia divina può rendervi superiori a tutte le piccole miserie quotidiane, a tutti i nascenti contrasti e disparità di gusti o d’idee, rampollanti, come male erbe, dalla radice della povera natura umana. E questa carità e grazia non è quella forza e virtu, che siete andati a chiedere al gran sacramento da voi ricevuto? Di carità divina, maggiore della fede e della speranza, ha bisogno il mondo, la società e la famiglia!

La carità non sopprime l’amore umano Amore santo e sacro e divino: non è – direte voi forse – cosa troppo alta per noi? Un amore così sopra natura – domanderete pure – resterà ancora quell’amore veramente umano, che è stato il palpito dei nostri cuori, che i nostri cuori cercano e in cui si tranquillano, di cui hanno bisogno e che sono si felici di aver trovato? Rassicuratevi: Dio col suo amore non distrugge né muta la natura, ma la perfe. ziona; e San Francesco di Sales, che conosceva bene il cuore umano, concludeva la sua bella pagina sul carattere sacro dell’amore coniugale con questo duplice consiglio: « Conservate, o sposi, un tenero, costante e cordiale amore verso le vostre spose… E voi, spose, amate teneramente, cordialmente, ma di un amore rispettoso e pieno di deferenza, i mariti che Dio vi ha dati ».

Cordialità e tenerezza, dunque, da una parte e dall’altra. « L’amore e la fedeltà, egli osservava, generano sempre familiarità e confidenza; perciò i santi e le sante sono stati soliti di far molte dimostrazioni d’affetto nel loro matrimonio, dimostrazioni veramente amorose, ma caste, tenere, ma sincere»; e additava l’esempio del gran re san Luigi, non meno rigoroso verso se stesso che tenero nell’amore per la sua sposa, il quale sapeva piegare il suo spirito marziale e coraggioso « a quei minuti offici necessari per la conservazione dell’amore coniugale », a quelle « piccole attestazioni di pura e franca amicizia », che tanto avvicinano i cuori e rendono dolce la mutua convivenza. Chi, più e meglio della vera carità cristiana, devota, umile, paziente, che vince e doma la natura, ch’è dimentica di se stessa e sempre sollecita in ogni momento del bene e della gioia degli altri.

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